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Acque meteoriche

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La regione Puglia ha fissato i criteri per la disciplina delle acque meteoriche. Tutti gli insediamenti destinati alla produzione, residenza o ai servizi in cui si effettua il transito, la sosta o il parcheggio di mezzi di qualsiasi tipo devono provvedere al trattamento delle acque meteoriche ricadenti su queste superfici. I riferimenti normativi di riferimento sono rappresentati dal
 

I sistemi di trattamento previsti dipendono dalla tipologia di sostanze che vengono movimentate sulle superfici di transito. Se non vengono prodotte o movimentate le sostanze di cui alle tabelle 3A e 5 dell'allegato n.° 5 al D.Lgs 152/99 (oramai sostituito dal nuovo decreto del 29 aprile 2006 n.152), il trattamento delle acque meteoriche di dilavamento dovrà consistere essenzialmente in una grigliatura, dissabbiatura e disoleazione. Nel caso invece si movimentino sostanze contenute nelle due tabelle precedentemente mensionate, allora occorre che le acque di prima pioggia siano separate da quelle successive e trattate in modo appropriato in modo che in uscita dall'impianto di trattamento abbiano caratteristiche qualitative conformi ai limiti imposti dalla tabella 3 o tabella 4 previste dal D.Lgs. 152/99 a seconda se lo smaltimento dovrà avvenire rispettivamente in fogna, acque superficiali, mare oppure sul suolo. Per le sole acque di prima pioggia è possibile anche la semplice intercettazione e raccolta, senza alcun trattamento, e successivo allontanamento mediante mezzi autobotte da ditte specializzate (nel caso di aree sprovviste di rete fogna nera pubblica).

Per acque di prima pioggia si intendono le prime acque meteoriche di dilavamento fino ad un'altezza di precipitazione massima di 5 millimetri, relative ad ogni evento meteorico preceduto da almeno 48 ore di tempo asciutto, uniformemente distribuite sull'intera superficie scolante.

Tutti i sistemi di trattamento dovranno essere dimensionati sulla base delle portate di piena desunte dalla curva di possibilità climatica avente tempo di ritorno non inferiore ai 5 anni. Anche nel caso di raccolta delle acque meteoriche per destinarle al riutilizzo, i volumi di raccolta devono essere compatibili sia con le quantità d'acqua che precipitano sulla superficie scolante che con le reali esigenze di riutilizzo all'interno dell'azienda. Il ruolo del geologo in questo caso risulta fondamentale sia per la valutazione delle portate da trattare sia soprattutto per le portate da smaltire. La realizzazione di trincee drenanti, di pozzi perdenti (di limitata profondità) rappresentano il sistema di smaltimento consigliato per quelle aree sprovviste di una rete di fogna bianca pubblica. Tali sistemi devono essere attentamente dimensionati valutando la reale capacità assorbente delle rocce in posto, eseguendo dei tests di percolazione, e garantendo comunque il franco minimo di sicurezza rispetto alla falda acquifera sottostante. Occorre altresì verificare che dal punto di scarico sul suolo siano rispettate le distanze minime di rispetto da pozzi adibiti ad uso irriguo (> 250 metri) e da pozzi adibiti ad uso potabile ( > 500 metri). E' assolutamente vietato lo scarico diretto nelle acque sotterranee.
Le autorizzazioni vanno richieste alla provincia competente per territorio nel caso di scarichi sul suolo, nei corpi idrici superficiali, in mare, e all'ente gestore della rete fognaria nel caso di scarico appunto in fogna. L'autorizzazione è valida per 4 anni ed un anno prima della scadenza ne deve essere richiesto il rinnovo.

D.M. 14/09/2005

     

Scarica decreto D.M. 14/09/2005

 

Con l'entrata in vigore del D.M. 14.9.2005 - "Norme tecniche per le costruzioni" ed il recepimento dell'ordinanza PCM 3274/2003 sulla nuova zonazione sismica, vengono fissati i criteri per la modellazione geologica e geotecnica del terreno di fondazione. Si rendono quindi necessarie misure conoscitive del sottosuolo attraverso sia prove dirette in situ che attraverso indagini sismiche per la caratterizzazione del suolo di fondazione.

In regime transitorio, e quindi con scadenza il 14 aprile 2007, è ancora possibile della precedente normativa antisismica.

Le novità di tale Decreto, per quanto attiene il geologo, risiedono nella caratterizzazione del modello geologico, nell'esecuzione obbligatoria di specifiche indagini dirette e/o indirette. La scelta delle indagini geotecniche dipende dal modello geologico e quindi dalle pericolosità del sito.

L'entrata in vigore del Testo Unico (D.M. 14/09/2005) impone che , per l'analisi sismica, nella definizione dell'azione sismica di progetto deve esssere valutata l'influenza delle condizioni litologiche e morfologiche locali (par. 3.2.1. comma 1). Tale influenza va definita con studi di risposta sismica locale (RSL) o, in caso di mancanza di tali studi, con la classificazione dei terreni tramite "categorie di suolo di fondazione" (par. 3.2.1) . Per la definizione della categoria di suolo di fondazione ci si può avvalere di indagini dirette in situ, come ad esempio le prove penetrometriche, oppure mediante indagini geosismiche per la determinazione del VS30, ossia la velocità media delle onde S nei primi 30 metri al di sotto del piano di fondazione.


     

Geoelettrica

 

I sondaggi geoelettrici rappresentano uno strumento non invasivo che permettono la ricostruzione del sottosuolo sfruttando le caratteristiche elettriche delle rocce. Sono particolarmente indicate per l'individuazione di corpi anomali sepolti, di cavità sotterranee, di falde acquifere, per delimitare aree a netto contrasto di resistività elettrica, per ricostruzioni archeologiche. Unitamente alle indagini geoelettriche possono essere condotte quelle sismiche a rifrazione o riflessione, indagini con georadar che possono aiutare in alcuni casi a risolvere problemi legati ai limti del metodo geoelettrico.

Le indagini geoelettriche possono essere condotte mediante S.E.V. (sondaggi elettrici verticali) o mediante S.E.O. (sondaggi elettrici orizzontali). I primi forniscono dati lungo la verticale, i secondi, invece, una rappresentazione lungo una direzione orizzontale sul piano campagna. A seconda delle necessità imposte dal caso in questione si deve optare per l'uno o l'altro metodo. Le profondità di investigazione dipendono essenzialmente dalla lunghezza dello stendimento, dalla interdistanza tra gli elettrodi di corrente, e dalle caratteristiche elettriche del terreno. Terreni molto conduttivi possono intrappolare al loro interno le linee di corrente impedendo di raggiungere gli strati più profondi.

 
   

Geosismica

       
   

 

Il metodo della sismica a rifrazione mediante profili a scoppi coniugati (e cioè con energizzazioni del terreno in andata e ritorno relativamente alla lunghezza del profilo stesso) e l’utilizzo di software dedicato per l’interpretazione dei dati ottenuti, permettono di determinare la geometria degli orizzonti (sismostrati) a differente comportamento elasto-meccanico.
Inoltre, con lo scopo di ottenere anche una immagine tomografica superficiale del sottosuolo, i dati registrati vengono interpretati mediante l’utilizzo di opportuni algoritmi che consentono di distinguere, in maniera più puntuale, l’orizzonte sismico che separa il terreno di copertura dalla roccia calcarea o comunque da quella a capacità portante maggiore.

In foto alcune immagini di repertorio durante una campagna di indagini.

   
 
 
   
   
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